Le nostre conquiste.

Autori: Franchini IIIC, Pierantoni IIIA.

La figura della donna e il suo ruolo all’interno della società, sono sempre stati determinanti nella storia umana. Possiamo affermare, infatti, che tutte le tappe fondamentali della nostra evoluzione e vita, sono state accompagnate dalle donne. Mogli, compagne, amiche, serve…ogni tipo di ruolo(a volte denigrante)è stato ricoperto dal popolo femminile.

Sin dall’epoca preistorica la donna era relegata sostanzialmente alla sfera domestica, ovvero ai figli, alla raccolta di erbe e alla cura della “casa” mentre agli uomini era invece assegnato il compito di cacciare: ecco che lo stereotipo della “casalinga” è presente fin dall’inizio della storia dell’uomo.

Facciamo ora un salto temporale che ci porta fino alla società barbarica, nella quale non sempre esistevano divisioni nette di ruoli fra uomini e donne, dove i soprusi erano all’ordine del giorno: le donne venivano picchiate, trascinate per i capelli e successivamente violentate, senza potersi in nessun modo opporre o rifiutare di concedersi, né tanto meno appellarsi a un qualunque tipo di diritto, in quanto inesistente.

Durante l’impero romano assistiamo ad un notevole cambiamento nei riguardi della donna, principalmente sul piano “umano” ma per il resto le sue condizioni non si modificarono molto: la donna trascorreva le sue giornate all’interno della domus, la casa, e per quanto riguarda la vita pubblica, alle donne, agli schiavi e ai minori, non era concesso alcun diritto di espressione riguardante la politica.

Giungiamo ora all’epoca Medievale, nella quale il passaggio da strega a dama segna un cambiamento. In questa fase , la donna dovette subire, oltre alle discriminazioni secondo le quali era considerata debole e preda da sottomettere facilmente, le persecuzioni con accusa di stregoneria. Migliaia di donne furono torturate, processate ,impiccate e bruciate vive in roghi pubblici, con alla base accuse che facevano leva solamente su leggende e superstizioni. Una svolta importante avvenne quando la figura femminile tramutò in qualcosa di quasi divino, grazie al genere letterario dello stilnovo che affermava che la donna fosse pura e avesse una funzione salvifica e che l’uomo avesse il dovere di corteggiarla e rispettarla, facendola sentire amata e desiderata.

Nelle epoche successive, pur con dei progressivi miglioramenti, la donna fu sempre considerata inferiore all’uomo. Le lotte per l’emancipazione femminile furono particolarmente vive negli anni ’60-’70 e portarono a numerose conquiste, ma non alla totale parità. Emblema di questo, sono le prime elezioni amministrative alle quali le donne furono chiamate a votare, che si svolsero solamente nel 1946.

 

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, cita l’art. 3 della nostra Costituzione.

Eppure anche la nostra società, per quanto dovrebbe esserci parità di sessi, ha ancora molto su cui lavorare. Le statistiche non negano il fatto che le donne nel Parlamento sono pari al 15% o poco più, eccetto nei Paesi Scandinavi. Ciò indica che il genere femminile è per lo più escluso dal dibattito politico e le leggi esistenti, che non tutelano abbastanza le donne, alimentano una società inconsciamente basata su principi maschilisti. Indubbiamente sono stati fatti molti passi avanti rispetto al passato, ma per esempio nel mondo del lavoro la retribuzione della lavoratrice è inferiore a quella di un uomo di pari grado, senza parlare delle discriminazioni che avvengono verso le donne in dolce attesa. Ancora molto forte è anche il problema della violenza domestica, soprattutto dove vi è un’antica cultura di dominio puramente maschilista. Qui, i compiti delle donne sono restrittivi e non sfiorano ambiti al di fuori delle funzioni domestiche e l’accudimento della propria prole. É, però, pur vero che l’emancipazione femminile anche se lenta è inarrestabile e nel tempo ha portato sulla scena donne che si sono distinte e che continuano a distinguersi per talento e capacità.

Non bisogna smettere di lottare in particolare contro i pregiudizi radicati, nella speranza di un futuro di vera e reale parità di generi.

 

 

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