Cinquant’anni di trasformazioni.

Autrici: Valentina Giacchetta e Sofia Picciafuoco III B, Liceo artistico Mannucci Ancona.

La scuola dagli anni ’60 ad oggi: cinquant’anni di trasformazioni.

Come è risaputo il tempo è sinonimo di evoluzione, ma quali sono le principali differenze tra la scuola d’oggi e quella negli anni Sessanta? Qual era il rapporto tra studente e insegnante? E come veniva applicato il metodo di studio e di insegnamento?

In tutti i gradi scolastici la scuola era ancorata a disciplina e severità e l’educazione era molto rigida; non si può comunque negare che per poter essere trasmessa nel migliore dei modi si utilizzavano metodi sin troppo severi, spesso erano impartite punizioni, corporali e mentali, che venivano applicate mortificando lo studente. Quante volte si sentono i nonni raccontare le loro storie d’infanzia ai nipoti, in cui venivano puniti per le loro marachelle? Aste di legno o altri metodi, dai più ai meno gravi è la risposta: difatti una semplice sculacciata si poteva trasformare in due ore in ginocchio su ceci o sale grosso.

La famosa bacchetta, che era uno dei metodi più in voga al tempo e ad oggi il più conosciuto, veniva adottata per correggere comportamenti inappropriati come ad esempio l’utilizzo della mano sinistra nello scrivere. Si arrivava anche a punizioni impensabili: abbiamo infatti la testimonianza di un’alunna che racconta di quando alle medie le era stato imposto di masticare una fetta di prosciutto per l’intero pomeriggio; o di quando le era stato cambiato il nome per un mese dopo aver scritto con la penna verde al posto della rossa, sostenendo che l’importante non fosse la forma ma il contenuto. La conseguenza di questi eventi portava al massimo rispetto verso l’insegnante che veniva designato come un ente di massima autorità. Ciò si rispecchiava anche nell’ambiente della classe, dove la cattedra era rialzata rispetto al livello dei banchi, come segno di superiorità; anche questo aspetto possiamo ritrovalo ai giorni d’oggi in alcune università di vecchio stampo.

La figura dell’insegnante era principalmente maschile, tranne in alcuni istituti in cui vi era la presenza di suore culturalmente istruite. Gli alunni erano costretti ad indossare delle divise, fenomeno che si può in un certo senso riscontrare anche nelle scuole elementari odierne dove i bambini indossano il grembiule.

Alla base di tutto vi era il rispetto dello studente nei confronti dell’ insegnante che nonostante venisse ottenuto con metodi ritenuti ora eccessivi, ha sempre portato i suoi frutti: oggi lo si può definire comunque un pregio perché le regole venivano rispettate, contrariamente al comportamento delle nuove generazioni, che manifestano spesso casi d’irriverenza. Ne è testimonianza la vicenda di un ragazzo apparso al telegiornale pochi mesi fa perché si rivolgeva al professore con termini inappropriati, insulti e minacce.

Non possiamo comunque sostenere che le punizioni corporali siano state il metodo più consono per insegnare il rispetto e la corretta educazione; bisognerebbe perciò trovare il modo di trasmettere questi ideali all’alunno senza ricorrere alla brutalità e alla mortificazione, usufruendo quindi della collaborazione tra insegnante e allievo, come oggi molto spesso accade, anche se non sempre.

 

 

 

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